La ripetizione lessicale in D'Annunzio, in Pascoli e nella poesia italiana del primo novecento

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Serval ID
serval:BIB_0EFEB7466EC9
Type
PhD thesis: a PhD thesis.
Collection
Publications
Institution
Title
La ripetizione lessicale in D'Annunzio, in Pascoli e nella poesia italiana del primo novecento
Author(s)
Villa Marco
Director(s)
Scaffai Niccolò, Dal Bianco Stefano
Institution details
Université de Lausanne, Faculté des lettres
Publication state
Accepted
Issued date
2019
Language
italian
Abstract
La tesi è dedicata allo studio delle ripetizioni lessicali in D'Annunzio, in Pascoli e in alcuni poeti del primo Novecento (Corrado Govoni, Sergio Corazzini, Marino Moretti, Aldo Palazzeschi, Guido Gozzano, Umberto Saba, Clemente Rebora, Dino Campana, Camillo Sbarbaro). Lo scopo del lavoro è stato quello di coniprendere e definire dal punto di vista stilistico-espressivo un aspetto finora poco indagato délia poesia di D'Annunzio e Pascoli, ossia dei due autori che più di tutti hanno contribuito alla fondazione délia lingua délia poesia italiana novecentesca. L'estensione dell'indagine ad altri poeti esordienti nel primo quindicennio del XX secolo mira a ofFrire una prima verifica dei possibili influssi che, anche nel dominio délia ripetizione lessicale, la doppia esperienza pascoliana e dannun- ziana ha avuto sulla poesia immediatamente successiva.
Nel caso dei due "padri" si sono riscontrate com'è owio diverse strategie comuni, a partire dall'uso délia ripetizione - specialmente a distanza - in fiinzione strutturante: è il caso delle anafore strofiche, o dei ritornelli, o ancora di serie iterative riferite al tema o ai temi principali del testo. Anche nel quadro di questi moduli standard, comunque, sono riconoscibili significative differenze. Più in gene¬rale si sono rilevati diversi aspetti caratterizzanti l'uso délia ripetizione in ciascuno dei due poeti. In D'Annunzio, per esempio, si ha un impiego su vasta scala di stilemi iterativi deputati all'enfasi patetica, spesso potenziati quantitativamente, come nel caso in cui tah moduli partecipano aile strutture elencatorie tipiche dell’oratio perpetua delle Laudi. Rispetto a Pascoli, inoltre, D'Annunzio sfrutta con maggiore insistenza gli sfasamenti tra piano metrico e piano sintattico, per dare vita a configurazioni dinamiche anche nella ripetizione: ciò accade particolarmente nelle strofi lunghe alcionie e in diversi luoghi di Maia, dove la mobilità di queste configurazioni è favorita dall'anisosillabismo e dal verso tendenzialmente breve. Venendo allo specifico di Pascoli, gli usi più marcati vanno in prima istanza ricondotti all'ambito che ho chiamato "popolareggiante-infantile": vale a dire un uso délia ripetizione che mima movenze linguistiche infantili e/o tipiche di forme di poesia popolare, come ballate, filastrocche, ninne nanne.
Molto di quanto rilevato in D'Annunzio e Pascoli si ritrova nei poeti del primo Novecento. Tenendosi a pochi esempi, il pathos iterativo dannunziano - per quanto mai ai livelli parossistici del modello - ha lasciato tracce in poeti tendenti a una forma di sublime come Campana e Rebora, ma anche in certe invettive, magari parodiche, del Palazzeschi "incendiario". In Corazzini, Moretti e Govoni le ripeti¬zioni patetiche assomigliano più a quelle pascoliane, per il comune atteggiamento elegiaco e disfo- rico, ma a quest'uso concorre senza dubbio anche il modello del Poema paradisiaco (come avviene di sicuro per la patina galante di certe ripetizioni di Gozzano). L'area crepuscolare, con Moretti in testa, è anche quella maggiormente ricettiva nei confronti dei moduli iterativi del popolareggiante- infantile pascoliano.
Create date
06/05/2019 11:19
Last modification date
30/10/2020 9:46
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